I fiori

In questi giorni ci sono persone che muoiono sole, senza il conforto dei propri cari al capezzale; medici ed infermieri che buttano il cuore oltre l’ostacolo, rischiando la propria vita come i soldati della Prima Guerra Mondiale lanciati all’attacco disperato fuori dalle trincee. Rimanere chiusi in casa è un sacrificio davvero modesto al confronto (ci si chiede quanto sia effettivamente utile, ma questo è un altro discorso). Tuttavia ognuno di noi ha certamente una lista di rinunce meno leggere di altre, che si accettano come parte della penitenza quaresimale.
A parte gli ultimi colpi di coda dell’inverno, questi giorni di inizio primavera sarebbero perfetti per le passeggiate lungo i sentieri di campagna. Dopo la prima timida ondata di fioriture già partita a fine gennaio, a cui bisognava prestare attenzione trattandosi in gran parte di fiori lillipuziani come le veroniche dei campi o le rosee e preziose borracine della madonna, incastonate tra le pietre dei muretti a secco, ora la stagione dei fiori entra nel vivo.
Nell’ultima uscita prima del blocco ho potuto appena scorgere le primizie dei crochi che facevano capolino dalla fredda dimora invernale e spiegavano lentamente i petali a pochi centimetri da terra, come dormiglioni appena svegliati che stendono le braccia per rimettersi in forma. Ora l’agenda, giorno dopo giorno, mi ricorda beffarda varie nuove fioriture, che normalmente sarei andato a controllare in vari luoghi non troppo distanti da casa: i sofisticati e un po’ misteriosi denti di cane, difficili da trovare; l’elegantissima scilla bifolia e i bianchi anemoni trifogliati sparsi nel sottobosco; i gialli tromboni davvero selvatici che popolano per poche settimane una radura in mezzo al bosco sui monti; i bianchi calici rovesciati striati di verde dell’odoroso e trascurato aglio selvatico. Come vorrei essere su un sentiero, sotto il tiepido sole, a contemplare questi piccoli figli della primavera; rimanere lunghi minuti sotto il tiepido sole con la lente d’ingrandimento ad osservare gli insetti che si arrampicano sugli steli e i primi voli degli impollinatori…
Ma forse la cosa che mi manca di più è una glicine vicino ad una chiesa, a quattro passi da casa ma già off-limits, che generalmente inizia a buttare i primi fiori poco prima di Pasqua, come a prefigurare il termine della Quaresima. Come vorrei sapere se anche quest’anno qualche pennellata violacea è già là, seminascosta tra i rami neri.

27 marzo 2020, San Ruperto Vescovo

erythronium_dens-canis_1797