Un sabato di tanti anni fa

Non c’è una ragione apparente, perché sono stato in posti anche più belli; ma nelle giornate luminose e tiepide di fine inverno o inizio primavera, come questa, mi torna in mente un ricordo di tanti anni fa, in un paesino della Provenza interna.
Era sabato, l’ora di pranzo; mi ero fermato a mangiare un panino su una panchina. Sotto al paese si apriva una valle profonda e sul contrafforte opposto giaceva un’altro villaggio, placido sotto il sole; spiccava un grande prato verde, circondato da cipressi, di fianco ad una vecchia bastide. Bambini correvano e giocavano mentre le madri ciacolavano in disparte; non potevo sentire le voci direttamente — era un chilometro in linea d’aria — ma ne facevano le veci quelle di altri pargoli in un giardino poco distante da me. Per il resto silenzio, a parte i canti degli uccelli; come si conviene nell’arrière-pays. Il cielo era azzurro; non quello terso ed intenso della stagione invernale: c’era una lieve, molle caligine presagio del caldo, spennellata di vaghe nuvole bianche.
Ora che non posso uscire di casa e guardo fuori dalla finestra vedo le stesse lievi pennellate all’orizzonte; sono proprio nella direzione che lo sguardo può immaginare di prendere, volando per qualche centinaio di chilometri, per oltrepassare le Alpi e ritornare in quel luogo. Mi è di gran conforto in questo isolamento forzato, che non so quando finirà.

Village perché