La proprietà era costituita da due edifici: il più piccolo, la dépendance, si trovava ai margini del villaggio, in fondo ad un vialetto che si staccava per un centinaio di metri dalle ultime case; in origine doveva essere stata un casino da caccia che dava accesso ad un’immensa tenuta (il centro abitato era sorto in tempi più recenti). L’altro edificio, la villa vera e propria, si trovava a circa cinquecento metri di distanza; il suo aspetto risaliva a rimaneggiamenti del diciottesimo e diciannovesimo secolo, ma secondo certi documenti era stata costruita sulle basi di un castello medievale andato distrutto. A collegarli un appezzamento di terreno, largo un centinaio di metri; una parcella stretta e lunga, ultimo residuo dell’antico dominio feudale. Un filare di alberi da un lato separava la proprietà da campi coltivati, mentre dall’altro lato un fitto bosco la chiudeva dandole vagamente l’aspetto di un hortus conclusus. I campi erano poco più ampi della tenuta, essendo a loro volta circondati dal bosco da due lati; un visitatore in mongolfiera avrebbe visto due rettangoli di radura isolati in un immenso mare verde di quell’angolo di Baviera, la foresta che si estendeva a nord e ad est del villaggio, lambendolo.
Un vialetto carrabile in terra battuta ai margini del bosco collegava i due edifici, ma Wolfgang da bambino preferiva percorrere un sentiero dal vago tracciato che correva lungo il filare di alberi, forse un po’ spaventato dall’oscurità della selva. Un laghetto occupava metà della proprietà, esteso per tutta la sua lunghezza; d’inverno di solito congelava dopo qualche settimana di esitazione, durante la quale si creava una sottile e fragile crosta di ghiaccio che Wolfgang si divertiva a rompere gettandovi dei sassolini.
Per molti anni tre cavalli bianchi erano stati ospitati nella proprietà, liberi di muoversi a loro piacimento.
La madre di Wolfgang si era innamorata della tenuta da ragazza, all’epoca abbandonata da tempo, e aveva convinto il futuro marito ad acquistarla e ristrutturarla poco prima del matrimonio, a metà degli anni ‘20 del ventesimo secolo. Aveva voluto chiamarla Himmelstore, “I cancelli del cielo”.

Sogno del 9 settembre 2022, San Pietro Clavier
Ispirato dal quadro “Madonna col Bambino su falce di luna nell’hortus conclusus” di un pittore tedesco del XV secolo
.