Santa Caterina da Siena

Carissimo padre in Cristo dolce Jesù. Io Catarina serva e schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi con vero e dolcissimo lume, il quale lume è necessario all’anima, cioè d’aprire l’occhio dell’intelletto a vedere, e raguardare, e giudicare la somma ed eterna volontà di Dio in voi. Questo è quello dolce vedere, che fa l’uomo prudente e non ignorante, fallo cauto, e non leggiermente giudicare la volontà degli uomini, come spesse volte fanno i servi di Dio con colore di virtù e con zelo d’amore: esso lume fa l’uomo virtuoso e non timoroso, e con debita riverenzia giudica la volontà di Dio in sè; cioè che quello che Dio permette, o persecuzione, o consolazione, o dagli uomini, o dal dimonio, tutto vede che è fatto per nostra santificazione, e godesi della smisurata carità di Dio, sperando nella providenzia sua, che provede in ogni nostra necessità: ogni cosa dà con misura, e se cresce la misura cresce la forza. Questo vede l’anima, e cognosce quando, alluminato l’occhio dell’intelletto suo, ha cognosciuta la volontà di Dio, e però n’è fatto amatore.

Santa Caterina da Siena, dalla Lettera 65 all’Abbate di Sant’Antimo (Epistole, tomo II)

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“Santa Caterina da Siena”, Baldassare Franceschini detto il Volterrano (XVII secolo), Dulwich Picture Gallery – Londra (Wikimedia Commons)