Oggi ricorre il ciquantesimo anniversario della morte di Giovannino Guareschi (1 maggio 1908 – 22 luglio 1968). Vogliamo ricordare il grande scrittore cattolico con le parole di Aldo Maria Valli:
Sotto il suo sguardo sconsolato e i suoi baffoni via via più tristi, Giovannino vedeva l’avanzare di una Chiesa nella quale l’aggettivo dialogante faceva rima con protestante, che abbandonava gli altari per farne «tavole calde», che si sbarazzava con noncuranza del latino e di tutte le meraviglie della liturgia giunte a noi attraverso i secoli, che metteva in soffitta Cristi, Madonne e Santi perché se ne vergognava, che trasformava la Santa Messa in un’assemblea eccetera eccetera.
Le lettere che Guareschi, in mezzo a quel disastro, inviò al suo Don Camillo sono tutte da leggere e meditare. Il parroco che parla con il Crocifisso si ritrova in un mondo nuovo in cui il nemico non è più il vecchio Peppone, non è più il Partito comunista, non sono più i compagni tutti casa e sezione, ma è la nuova Chiesa che va a braccetto con i marxisti à la page e la sinistra snob, la nuova Chiesa che pur di essere ammessa al grande ballo delle idee dominanti getta alle ortiche duemila anni di sapienza cristiana e insegue le mode, che non parla più di salvezza ma di liberazione, che sembra non credere più nei sacramenti e abbandona i vecchi dogmi per abbracciare il nuovo super-dogma del dialogo, che non si vede più come la Sposa di Cristo ma come un popolo.
[…]
Ma tacere non si può. Ce lo ricorda il Crocifisso in persona, il quale, quando Don Camillo gli chiede che cosa fare davanti al disastro, risponde: «Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo nella terra resa ancora più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede a mantenerla intatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più: ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede. Ogni giorno di più uomini di molte parole e nessuna fede distruggono il patrimonio spirituale e la fede degli altri».
E poi c’è quel pensiero di Aleksandr Solženicyn […]. Quando la menzogna sembra dominare dappertutto, c’è sempre una cosa che possiamo fare: rifiutare di partecipare personalmente alla menzogna, così che essa «non domini per opera mia!».Aldo Maria Valli, 19 luglio 2018

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