La vita del cristiano è una guerra, dalla nascita alla morte terrena. Non è solo uno scontro contro il male, spirituale e materiale; è una battaglia anche contro sé stessi e tra diversi modi di combattere la guerra, più o meno affini alle proprie attitudini. Una tensione fortissima è quella tra vita attiva e vita contemplativa – scriveva infatti San Gregorio Magno:
Amai la bellezza della vita contemplativa come una Rachele sterile, ma veggente e bella: essa è meno feconda, per la sua quiete, ma penetra più a fondo nella luce. Invece, non so per quale giudizio di Dio, di notte si è congiunta con me Lia, cioè la vita attiva, feconda ma cisposa, che vede meno ma partorisce di più. […] Ma come può uno, fra tante preoccupazioni terrene, predicare le meraviglie del Signore, dal momento che mi riesce ormai difficile anche il pensarvi?
Gregorio era un contemplativo per vocazione; ma anche chi si sente portato alla battaglia campale non può non guardare con nostalgia alla quiete di Rachele. Ogni tanto è necessario assecondare questa nostalgia e ritirarsi davvero, tagliando per un po’ i ponti con il mondo, anche quelli virtuali.
Trascorsi due mesi, è arrivato il momento di rientrare, seppur a malincuore: Dio solo sa quanto costa rinunciare a quella quiete “che penetra più a fondo nella luce” per riprendere quella “fecondità dagli occhi cisposi”.

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